Emozione e istinto i segreti del violino «svelati» da Süner
Gianni Villani L'arena
Verona. Il quinto concerto stagionale de I Virtuosi Italiani, dal titolo «I segreti del violino», ha presentato una novità assoluta per Verona, quella del giovane violinista turco Alican Süner. L’attesa in Sala Maffeiana era tutta per lui: per gli apprezzamenti che circolavano sul suo conto e per l’eco dei numerosi concorsi da lui vinti negli ultimi tempi.
Süner ha fatto subito vedere che la personalità non gli manca, né la padronanza dello strumento e dei linguaggi affrontati. Padronanza che s’impone all’attenzione, in primo luogo per il senso del colore acceso da cui le sue letture - a cominciare dal «Rondò in la maggiore» di Schubert - sembrano trarre le mosse: ogni frase, ogni gesto sono fatti oggetto di una caratterizzazione precisa, restituiti in plasticità pregnante.
Süner ha un istinto vincente nello stacco dei tempi, così naturale ed esatto nella distribuzione dei colori come nella cavata, non robusta, anzi magra e nervosa ma eloquente. Non quella attraversata da un perentorio elettricismo alla Heifetz, né quella grande alla Oistrakh, eppure una cavata che diventa subito riconoscibile.
Süner tira molto arco anche per quattro note e la mano sinistra come la destra hanno un’indipendenza, una sicurezza e un sincronismo impressionanti come l’elegante e composta postura. Emozione e istinto sono le sue doti migliori. Ma l’istinto di una categoria che è l’intuizione dell’interprete ispirato: non la solita sbrigativa categoria-rifugio, ma sintesi di intuizione e applicazione.
Tutta improntata al virtuosismo è stata la sua esecuzione finale della rara «Polonnaise brillante» di Wieniawski in la maggiore.
Il giovane musicista turco coglie tutte le risorse del violinismo trascendentale - pure nel «Capriccio n° 17» di Paganini concesso come bis - con passaggi rapidi in doppia corda, armonici doppi, tratti virtuosistici in posizioni sovracute e soprattutto quello «staccato rapido» in cui anche lo stesso Wieniawski eccelleva.
Mattinata di compiacimento generale in Maffeiana, che I Virtuosi Italiani hanno poi impreziosito con «Due Melodie Elegiache» di Grieg, ma specialmente con il ritmo scatenato delle Danze popolari rumene di Bartok. Assolutamente convincenti.